Armando De Stefano con i due dipinti della cappella del Rosario presso la Chiesa della SS. Annunziata lascia un'impronta significativa nel massimo tempio vicano, segno indelebile di una simpatia tra il maestro ed il popolo di Vico Equense, che lo ha annoverato tra i suoi cittadini.
MARIA VA A VISITARE ELISABETTA
La prima delle tele di De Stefano racconta la visita di Maria ad Elisabetta. Due donne, una vecchia ed una giovane, entrambe prese e portate nel mistero di Dio al di là di quanto ciascuna di esse poteva anche solo lontanamente immaginare. Si guardano e si riconoscono testimoni a vario titolo di quello stesso mistero che ha segnato non solo le loro anime, ma i loro corpi. Il mistero che fa cantare Maria: "Il Signore ha guardato proprio me. Ha scaraventato i potenti dai troni ed innalzato gli umili" (cfr. Lc. 1,46-55).
Don Fabio Savarese
La Parola di Dio non è espressione letteraria, ma è indice di un avvenimento, è sempre un fatto: la Parola di Dio è Cristo. La Sua parola parte dalla promessa di un avvenimento. La figura della Madonna è tutta riempita di memoria, la parola del suo popolo, e tutta protesa a ciò che gli avvenimenti significano (l'annuncio dell'Angelo, il saluto di Elisabetta). Per questo Elisabetta ha usato la miglior espressione che si potesse dire di una persona: «Beata colei che ha creduto all'adempimento della parola del Signore». Anche a ognuno di noi, con la trasmissione della fede, è stato detto che la vita ha un destino. Nella sincerità del nostro cuore può riecheggiare in modo vero il Magnificat. Qualunque sia la condizione attuale della nostra vita è gratitudine perché cammino a quel destino in cui vedremo Dio. La Madonna, il giorno dopo l'annuncio, nella luce mattutina nuova, decise di andare subito ad aiutare la cugina Elisabetta che dall'Angelo aveva sentito incinta di sei mesi; e fece a piedi quei centoventi chilometri di strada di montagna, velocemente, come dice il Vangelo. È la carità quello che nasce da questa luce mattutina con cui anche noi ci alzeremo tutte le mattine, con cui affronteremo tutte le ore undici della giornata, o le ore quattro della giornata, o le ore ventidue della giornata; questa luce mattutina ci dà una tenerezza verso gli uomini, verso gli uomini sconosciuti e verso gli uomini ostili, verso gli uomini estranei; non più estranei, ma parte di noi.
Don Giussani
CRISTO ALLA COLONNA
La gioia di quell'incontro ha un esito tragico, racconta la seconda tela di De Stefano: Cristo alla colonna. Dio ha abitato tra gli uomini, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce (cfr. Gv. 3,19). Gesù è stato rifiutato, cacciato dalla città e ucciso. Tutta la violenza e malvagità delle potenze del male si sono date appuntamento contro quell'uomo che, come agnello mansueto, è stato condotto al macello. Egli si è caricato i nostri delitti ed ha pagato per tutti.
Don Fabio Savarese
La compagnia dell'Uomo-Dio alla nostra vita è diventata tragedia, inconcepibile, inimmaginabile, che sfida l'immaginazione di chiunque. In tutti i secoli della storia non si può immaginare - neanche per gioco, fosse una fiaba - una tragedia più grande di questa: la compagnia di Dio fatto carne dimenticata, oltraggiata dall'uomo; tragedia che nasce dal cinismo delle nostre istintività perseguite. Si danno convegno attorno a questo "Legno", la cattiveria dell'uomo che vien meno alla chiamata dell'Infinito, i disastri che questo delitto provoca, così che la morte dell'Uomo-Dio è la somma e il simbolo di tutti questi disastri. E, nello stesso tempo, pure si dà convegno la potenza irresistibile di Dio, perché proprio quel supremo disastro, quella cattiveria diventano strumento per una vittoria e per una redenzione di essa. Questo è l'enigma che Dio mantiene nella vita, perché questo grande disegno di bontà, di saggezza, di sapienza e di amore deve essere prova, deve attuare l'idea di prova. Perché prova? Perché il mondo è nel male, il mondo è posto nel Maligno.
Don Giussani
SAN GENNARO REPUBBLICANO
Il San Gennaro repubblicano è un giovane fiero e triste con la sua mitra e un ampio manto di rosso intenso e di forte ascendenza riberesca che si staglia alto in un paesaggio appena accennato in una sinfonia di grigi, e, in basso a destra, una composizione di figure dolenti. Lui era per eccellenza il Santo dei poveri, il Santo di tutti i partenopei.
Il San Gennaro di Vico per la sua potenza iconica nel 2007 fu scelto da Roberto De Simone per il manifesto del Teatro di San Carlo per il concerto Cantate per San Gennaro. L'opera fu donata da De Stefano alla Città di Vico Equense in occasione della presentazione dei suoi martiri della rivoluzione presso la Chiesa di S. Maria delle Grazie a Punta a Mare.